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"I nostri alleati farebbero bene a prepararsi ad affrontare uno scenario militare in Ucraina". Così il Governo di Kiev ha risposto all'offerta di aiuto arrivata da diverse potenze europee -Francia e Regno Unito in primis- che si sono dette disposte a mandare le proprie truppe nell'ex repubblica sovietica, dove sono già presenti soldati statunitensi, canadesi e polacchi. "Per adesso siamo ancora concentrati sul trovare una soluzione politica, però la Russia sta intensificando le sue operazioni sulla frontiera", ha dichiarato Dmytro Kuleba. Il ministro degli Esteri ucraino, che usciva da un incontro con i suoi omologhi di Francia e Germania, ha invitato questi paesi a non farsi trovare impreparati nel caso in cui la soluzione diplomatica dovesse fallire. ”Dopo non ci sarà più tempo”, ha assicurato il diplomatico. Ieri, il ministro della Difesa britannico Ben Wallace ha anch’egli visitato Kiev, incontrando Reznikov, neo ministro della Difesa ucraina. A conclusione dell'incontro hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui affermano di non essere interessati al confronto militare con la Russia. Nel frattempo numerosi sono gli aerei da ricognizione e le navi militari con bandiera britannica che sono ospiti quasi quotidiani nelle acque del Mar Nero; mentre 600 soldati della Difesa britannica della base di Aldershot aspettano l'ok per raggiungere il Donbass. Nei giorni scorsi, Washington e la NATO avevano denunciato l'esistenza di "attività militari insolite" da parte dell'Esercito controllato da Mosca. Il Cremlino, però, ha sottolineato che è suo diritto muovere le proprie truppe come meglio crede all'interno dei confini della Federazione Russa. Il problema, secondo Mosca, sarebbe invece la presenza di militari occidentali in territorio ucraino. Più in generale, la Russia afferma di non aver alcun ruolo in questo ipotetico conflitto di cui parlano i media europei e americani. Nel mentre, Mosca continua a fornire sostegno umanitario alle Repubbliche popolari del Donbass, de facto indipendenti da Kiev dopo il colpo di Stato filo-occidentale del 2014. È stato Vladimir Putin, due giorni fa, a firmare un decreto che consente alla Russia di "proteggere i diritti umani, le libertà fondamentali e la popolazione civile" di queste regioni secondo "i principi riconosciuti dal diritto internazionale umanitario”. Dietro questo sostegno alle repubbliche di Donetsk (DPR) e Lugansk (LPR), i Governi occidentali vedono la volontà di Mosca di armare i movimenti separatisti che lottano contro Kiev. Il Cremlino, però, ha sempre negato il trasferimento di armi in questa regione, accusando invece gli Stati Uniti e i suoi alleati di essere i veri responsabili di un’escalation alla quale sembrano ormai pronte a contribuire attivamente anche le principali potenze dell'Europa Occidentale.

 

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